venerdì 7 novembre 2014

Don’t Blame Me – Sugar (Coleman Hawkins)

 Coleman Hawkins alla sua ultima seduta di registrazione. Era il 1966. Sarebbe morto tre anni dopo, a un’età che neanche allora si sarebbe detta venerabile, ma già qui Hawk aveva dato quasi tutto quello che poteva dare alla vita e al jazz, in cui non si era risparmiato, e non godeva più né di buona salute né di buon umore (ma proprio un allegrone non doveva mai essere stato).

 Tuttavia, contrariamente a quanto potrai leggere qui e là a proposito di questo disco, pur con indizi chiari di fatica, con alcune note sfiatate, con qualche frase scorciata non per invenzione ma per affanno, l’«inventore del saxofono» era ancora sostanzialmente l’artista maestoso che era stato dal 1922 in poi, capace di conferire una risonanza espressiva profonda anche a una vecchia canzoncina allegrotta come Sugar. Lo accompagna il suo quartetto regolare dell’epoca.

 Don’t Blame Me (McHugh-Fields), da «Sirius», Pablo 00025218686129. Coleman Hawkins, sax tenore; Barry Harris, piano; Bob Cranshaw, contrabbasso; Eddie Locke, batteria. Registrato il 20 dicembre 1966.



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 Sugar (That Sugar Baby O’ Mine) (Pinkard-Mitchell-Alexander), id.



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