lunedì 2 agosto 2010

Little Chico (Charlie Rouse, Red Rodney)

  Più o meno sessantenni nel 1984, quando questo disco fu inciso e pubblicato la prima volta, Charlie Rouse e Red Rodney, entrambi scomparsi da anni (come anche il pianista della seduta, Albert Dailey), sono due esemplari «vite nel business del bebop», per abusare del titolo di un libro famoso di A.B. Spellman. Registrati (da Rudy Van Gelder) nel pieno della jazz renaissance degli anni Ottanta, questi due sopravvissuti di una stagione esaltante e difficile mostrano un vigore giovanile unito a una concentrazione espressiva che è frutto di età ed esperienza. 
  Forse il più misconosciuto dei grandi sax tenori del dopoguerra, Charlie Rouse si riconosce istantaneamente per il suono asciutto e un po’ abrasivo, per il fraseggio staccato e asimmetrico, in una cauto e nervoso, che comunica il senso di qualcuno che si muova circospetto, e per un’intonazione lievemente crescente. Red Rodney è trombettista saldamente collocato nella linea inaugurata da Fats Navarro, ma con più un tratto di humor e vivacità che rimanda all’ispirazione comune ai due, Dizzy Gillespie, mentre è piuttosto Kenny Dorham a venire alla mente per la fluidità e la lunghezza delle frasi.

  Little Chico, di Rouse, è un ibrido di rhythm changes, Be-Bop e Well, You Needn’t, ha un lead arrangiato bitonalmente da Don Sickler e prevede tempo libero nella parte A del primo chorus di ogni solista.

  Little Chico (Rouse), da «Social Call», Uptown UPCD 27.50. Red Rodney, tromba; Charlie Rouse, sax tenore; Albert Dailey, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Kenny Washington, batteria. Registrato il 21 gennaio 1984.


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