lunedì 24 maggio 2010

Turnaround 1, 2, 3 (Ornette Coleman)

  Oggi, lettrice, lettore, ti faccio un vero regalo per addolcirti il lunedì (anche se a me, di norma, il lunedì va a genio, e non tanto perché oggi sia il 24 maggio, giorno sacro alla Patria), con tre versioni dello stesso magnifico pezzo.

  Turnaround è una delle composizioni più note ed eseguite di Ornette Coleman, presente per la prima volta nell’album «Tomorrow is the Question!» (Contemporary, poi OJC OJCCD342) inciso il 16 gennaio e il 10 marzo 1959, in quartetto senza pianoforte con Don Cherry alla tromba, Red Mitchell al contrabbasso e Shelly Manne alla batteria (in altri brani del disco, il contrabbasso è nelle mani di Percy Heath). È una delle sue composizioni più caratteristiche: s’inizia come il più convenzionale dei blues in 12 battute, se non che le penultime due, il «turnaround» appunto, anziché preparare la cadenza dalla dominante alla tonica di Do Maggiore, se ne allontanano, pur ricadendo sul Do all’inizio del chorus.




  Nel 1977 Charlie Haden, storico contrabbassista dei quartetti di Ornette degli anni Sessanta, registrò questa viscerale versione del quasi-blues in duo con il grande pianista californiano Hampton Hawes nel disco di duetti «The Golden Numbers» (Horizon, poi A&M). Non so se che cosa qui mi piaccia di più: gli interventi bluesy e a tratti quasi gospel di Hawes, che aveva uno dei tocchi più personali di tutta la storia del piano jazz, con la sua spontanea gestione delle asprezze armoniche del brano, o l’assolo marmoreo, non accompagnato e armonicamente liberissimo di Haden (sentite, proprio alla fine, la solennità quasi organistica con cui Haden fa risuonare gli accordi che preparano il rientro del piano). Di fatto, qui i due suonano insieme come se non avessero mai fatto altro. Hampton Hawes sarebbe morto più tardi quello stesso anno, ancora in giovane età.



Hawes e Haden erano stati preceduti, piuttosto sorprendentemente, da Pee Wee Russell, il bizzarro e personalissimo clarinettista (1906-1969) che aveva esordito negli anni Venti addirittura con Bix Beiderbecke e Frankie Trumbauer e che fu per il resto dei suoi giorni – con suo rammarico – associato al «Dixieland revival» della cerchia di Eddie Condon. In realtà Pee Wee era il classico inclassificabile a suo agio con chiunque (suonò anche con Thelonious Monk) e a casa da nessuna parte e ben lo sapeva Marshall Brown, il trombonista e didatta che nel 1965 lo cooptò in un suo quartetto per registrare un paio di LP uno dei quali («Ask Me Now!», Impulse 755 742-2, con Russell George al contrabbasso e Ronnie Bedford alla batteria) si apre appunto con Turnaround (osservo comunque che Russell, nel suo assolo, si attiene alla normale sequenza blues), nonché contenere Some Other Blues di John Coltrane e Ask Me Now di Monk.

Istruttivo il contrasto espressivo fra Russell e Brown, che qui suona la tromba bassa: la poesia e la prosa, davvero…

6 commenti:

Unknown ha detto...

Ahaahahah Lettrice, lettore :>
Hai fatto proprio bene a farci il regalo, perché qui oggi è lunedi' ma in realtà è domenica, quindi sono andata a comprarmi le fragole e ho trovato tutto chiuso, mi consolero' con la musica

Unknown ha detto...

Che meraviglia, grazie Marco. Comunque la versione che preferisco è quella di Coleman.
Ho approfittato di questi ascolti per zittire France Musique e decidere che questo sarà un pomeriggio jazz, comincio col riascoltare Horace Silver e un po' di Monk, in serata magari passero' a tutt'altro (Julie London).

Marco Bertoli ha detto...

Non ho mica capito perché oggi in Francia sia domenica; anch'io preferisco la versione di Ornette, ma sono particolarmente affezionato a quella di Hawes-Haden perché è la prima che abbia mai sentito. Quella di Pee Wee Russell è buffa…

Marco

Marco Bertoli ha detto...

Questa cosa di vedere la mia faccia ogni volta che apro bocca sul blog non mi convince mica tanto…

Unknown ha detto...

Non l'ho capito nemmeno io perché oggi in Francia è domenica, infatti sono uscita a comprarmi le fragole e ho trovato tutto chiuso.
Basta che togli la foto dal profilo. A me le foto nei profili non mi piacciono, se puo' servire.

Marco Bertoli ha detto...

Gli è che spero, o prima o poi, di venire riconosciuto per la strada.